Sara indossa lo hijab da quando ha undici anni. Ammirava la giovane mamma, così elegante nel suo velo coordinato agli abiti e voleva essere come lei. Sara ha la passione per la moda fin da piccola. Così, un giorno, ha deciso di indossare il velo per andare a scuola. La prima obiezione che ha dovuto affrontare è stata quella dei genitori che non erano affatto d’accordo con la sua scelta: era ancora troppo piccola e per il Corano lo hijab si indossa quando si diventa donna. Ma lei era determinatissima, si sentiva ormai grande e il velo che le copriva il capo e avvolgeva il collo era un modo per dimostrare e comunicare la sua personalità: una ragazzina di fede musulmana con dei gusti precisi in fatto di stile. “Adesso quando guardo le foto di allora mi vergogno di come mi vestivo. Io cercavo un outfit tutto coordinato e quindi mettevo i pantaloni gialli, maglietta nera a maniche lunghe, velo giallo fluo: tremenda!”.
Nel suo primo giorno con il velo venne accettata con naturalezza dalle compagne di classe mentre gli insegnanti si accertarono che non ci fossero state imposizioni in famiglia. “Probabilmente sono stata la prima della mia scuola a indossare lo hijab ma non lo ricordo come un problema: io mi sentivo a mio agio”.
Sara El Tarass è nata in Egitto 23 anni fa e da quando ne ha due vive in Italia con la sua famiglia. Studia Scienze Alimentari all’Università Statale di Milano ed è ha un profilo Instagram seguitissimo (15.400 mila follower) con una selezione di post molto raffinata.
Abbiamo chiesto la sua collaborazione per la realizzazione di uno scatto al quale abbiamo pensato a lungo e a cui tenevamo molto: noi tre insieme a una ragazza musulmana. Cercavamo un’immagine che comunicasse non solo il valore dell’inclusione al quale crediamo ma anche la vicinanza tra generazioni e un senso comune di eleganza.
Lo shooting con Sara è stata l’occasione di saperne di più sulla tradizione del velo che accumuna le donne di tanti paesi nel mondo e anche di confronto con modelli di vita apparentemente distanti dai nostri. E, parlando con lei di usanze e abiti, di foulard, copricapo e fazzoletti che fino a pochi anni fa le donne delle nostre famiglie indossavano sempre annodati sotto il collo in chiesa e spesso anche per strada, abbiamo avuto ancora una volta la conferma della capacità delle donne di trovare elementi di dialogo comuni e di come la conoscenza reciproca sia la migliore arma per combattere i pregiudizi.
Con Sara durante lo shooting
Tornando a Sara, lei è una ragazza come tante che studia, viaggia, pratica il volontariato, ama la moda ed è appassionata di grafica. Una giovane donna dinamica, immersa nella contemporaneità di tante ragazze milanesi e che vive la scelta dello hijab con naturalezza e convinzione: lo indossa in ogni momento della vita pubblica e lo toglie solo in famiglia. Copre il collo e i capelli che secondo la sua religione sono elementi fortemente seduttivi della bellezza della donna e che quindi devono essere protetti dallo sguardo degli uomini. Questo non le impedisce di praticare sport in palestra ma sceglie parrucchieri frequentati solo da donne e con personale femminile.
È appassionata di Modest Fashion, la moda pensata per le donne musulmane e la interpreta con outfit che puntano sugli abbinamenti cromatici: “Il codice vestiario del Corano non pone limite ai colori: ogni donna può adottare quelli che preferisce e abbinarli secondo i suoi gusti. Le donne degli Emirati per esempio vestono preferibilmente con colori delicati come il bianco e l’azzurro. Le americane giocano più sulle fantasie. Le fashion blogger egiziane mixano tanti colori, con toni anche fluo. Io sono cresciuta in Italia e sono ovviamente influenzata da una certa idea stile. Me ne accorgo quando torno in Egitto, dove, insieme alla mia cattiva pronuncia araba, vengo notata perché uso colori pastello che non appartengono alle tendenze della moda di là”.
Sara è la prima di sei sorelle, la madre dopo gli studi di moda al Cairo si è laureata in letteratura araba e lo insegna. Le ragazze sono tutte bilingui. Ci racconta che in famiglia si impongono di dialogare in arabo per non dimenticare una lingua che inevitabilmente si mescola di continuo con termini italiani.
Con Sara abbiamo giocato con i tessuti e i colori
Le sue sorelle adolescenti hanno scelto di indossare lo hijab alle superiori. E’ stato inevitabile chiederle se ora in famiglia avrebbero la libertà di toglierlo. “I nostri genitori non ci hanno mai fatto imposizioni – risponde Sara – e anzi erano contrari quando da bambina volli indossarlo perché sostenevano che non fossi consapevole di quello che significava. Ora se improvvisamente decidessi di toglierlo si dispiacerebbero anche se accetterebbero le mie decisioni. Devo dire però che è un’ipotesi che non prendo in considerazione perché io sono credente e osservante. Indossarlo lo hijab per me è un gesto fortemente identitario. Non nego che senza il velo noi ragazze musulmane saremmo anche più carine, ma io credo nel principio che la bellezza della donna non vada ostentata”.
Ecco, in questo non siamo d’accordo: Sara, la ragazza con lo hijab, è bellissima.
(Paola Baronio)
Foto di Mauro Serra